NATRUE

I cosmetici esercitano su di noi un richiamo irresistibile poiché offrono vari benefici come la protezione dal sole, una pelle luminosa e capelli lucenti, migliorando le nostre routine di cura e bellezza, anche in estate. L’attenzione legislativa, da sempre, si concentra sulla sicurezza più che sull’impatto ambientale, il che implica che alcuni ingredienti possono avere conseguenze negative sull’ambiente, ad esempio sugli ecosistemi marini. L’industria cosmetica oggi è sempre più alla ricerca di miglioramenti sostenibili in termini di approvvigionamento, produzione e ciclo di vita del prodotto, educando allo stesso tempo i consumatori a scelte d’acquisto più consapevoli. Questo articolo esplora come i vari componenti cosmetici, dalle microplastiche ai packaging, influiscono sulla salute marina, evidenziando le sostanze non ammesse da NATRUE, lo Standard Internazionale per la Cosmesi Naturale e Biologica.

Microplastiche: piccole ma impattanti
Le microplastiche sono piccolissime particelle di plastica (inferiori a 5mm) intenzionalmente aggiunte ai prodotti. Le microsfere e i glitter sfusi sono un tipo di microplastiche utilizzate in cosmesi per esfoliare e levigare, o per dare effetti perlescenti, o come riempitivi a basso costo[1]. Il problema delle microplastiche è che possono passare attraverso i sistemi di filtrazione dell’acqua, contaminando fiumi, laghi e oceani. Siccome non sono biodegradabili, si accumulano negli ecosistemi marini.

Le microsfere e i glitter sono vietati in Europa, ed è in corso una transizione al divieto sulle microplastiche ai sensi del Regolamento (UE) 2023/2055 della Commissione, ma esse sono ancora vendute in alcuni mercati e presenti negli esfolianti per il viso, nei gel doccia, nei dentifrici, nei prodotti per le labbra e altri.

Data la loro origine e produzione, le microsfere non sono conformi ai criteri del marchio di certificazione NATRUE, nei cui prodotti si possono trovare diverse alternative naturali alle microplastiche quali polvere di caffè, sale, argille, gusci e semi macinati e minerali perlescenti.

Filtri UV: proteggono la pelle ma non gli ecosistemi marini
I filtri UV presenti nelle creme solari proteggono la pelle dalle radiazioni UV, ma alcuni come l’ossibenzone e l’octinoxato possono influenzare negativamente alla vita marina contribuendo allo sbiancamento dei coralli.

Il danno delle barriere coralline impatta significativamente sugli ecosistemi marini e sulle comunità umane che dipendono da essi. Per questa ragione, paesi come Thailandia e Hawaii hanno vietato alcuni specifici filtri UV chimici, e Maui ha vietato tutti quelli chimici consentendo solo filtri solari minerali (nonostante entrambi possano avere un impatto sulla vita marina).

I criteri NATRUE non consentono la presenza di filtri UV chimici, dunque scegliendo i solari certificati NATRUE, il consumatore ha la certezza di trovare solo filtri minerali natural-identici come il biossido di titanio e l’ossido di zinco.

Siliconi, paraffina, petrolati: preoccupazione per gli ambienti acquatici
I siliconi e gli ingredienti di derivazione petrolifera come petrolati, paraffina e ozocherite comportano il rischio di elevata persistenza nell’ambiente. I siliconi da una parte offrono una texture setosa ai prodotti e una barriera protettiva sulla pelle, dall’altra possono avere problemi di tossicità per la vita acquatica per via della scarsa biodegradabilità. Analogamente, petrolati, paraffina e ozocherite, apprezzati per le loro proprietà emollienti e idratanti, permangono nell’ambiente e possono formare uno strato che galleggia sulla superficie dell’acqua, riducendo lo scambio di ossigeno e influenzando così la sopravvivenza degli organismi marini.

A causa della loro origine e metodo di produzione, questi ingredienti non sono conformi a NATRUE. Quindi scegliendo cosmetici naturali o biologici certificati NATRUE è possibile evitarli e trovare invece nei prodotti molte alternative valide e sostenibili come burri e oli vegetali, derivati ​​degli amidi, eteri ed esteri di origine naturale, polveri minerali o vegetali, ecc.

Packaging: un problema persistente
Sebbene l’attenzione sia spesso rivolta agli ingredienti dei cosmetici, anche il packaging svolge un ruolo significativo nell’inquinamento ambientale. Gli imballaggi non riciclati e non riciclabili contribuiscono al crescente problema dei rifiuti di plastica negli oceani: si stima che, agli attuali tassi di inquinamento, l’oceano conterrà 1 tonnellata di plastica ogni 3 tonnellate di pesci entro il 2025, e più plastica che pesci (in peso) entro il 2050[2].

La maggior parte dell’inquinamento da plastica negli oceani è causato da confezioni di plastica smaltite in modo improprio, che possono finire nei corsi d’acqua e infine nel mare, dove possono essere ingeriti dai pesci causando blocchi nel tratto digerente, o diventare microplastiche.

NATRUE riconosce l’importanza di rendere i packaging dei cosmetici più sostenibili e ha introdotto criteri per ridurli e promuoverne il riutilizzo e il riciclo, vietando inoltre le plastiche alogenate.

L’impegno di NATRUE per cosmetici più sostenibili
NATRUE, organizzazione internazionale dedicata alla tutela della cosmesi naturale e biologica autentica, gioca un ruolo fondamentale nella promozione della sostenibilità nel settore della bellezza. Stabilendo standard rigorosi, NATRUE incoraggia i produttori ad adottare pratiche eco-friendly e va incontro alla richiesta di prodotti etici da parte dei consumatori.

L’impatto dell’industria della bellezza sugli ambienti marini preoccupa per via dell’impatto dei vari componenti dei cosmetici sull’inquinamento dell’oceano. L’approccio proattivo di NATRUE sottolinea la necessità di uno sforzo collettivo da parte dei produttori, dei consumatori e degli enti legislatori per passare a prodotti di bellezza più sostenibili. Scegliere prodotti certificati NATRUE consente ai consumatori di fare la loro parte nel proteggere gli oceani, contribuendo a un futuro dove bellezza e sostenibilità ambientale progrediscono insieme.

[1] https://www.beatthemicrobead.org/

[2] https://www.ecoenclose.com/what-can-i-do-about-marine-plastic-pollution/


Article written by Paula Gómez de Tejada, NATRUE Global Communications and Public Relations Manager, and Diana Malcangi, NATRUE Scientific and Regulatory Consultant. It was originally published on Mabella (here)